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sabato 28 maggio 2011

Orgogliosamente gay e anticlericale


Riceviamo e pubblichiamo - Il 26 notte si è spento nella sua casa di Bagnaia Peter Boom, attore, cantante ma soprattutto attivista gay a tempo pieno fin dai primordi del movimento stesso.
Peter Boom era nato in Olanda il 31 marzo 1936. Si era stabilito in Italia nel lontano 1956; italiano d’adozione, aveva pur sempre mantenuto la sua specificità caparbia e a tratti intransigente, tipica della cultura del paese dei tulipani.
Arrivò in Italia non per caso, ma per studiare canto e poi recitazione, le sue grandi passioni che elesse anche a professione per il resto della sua vita.
A 23 anni un rapporto fugace con un pianista scopre la propria omosessualità, gli piace la vive immediatamente come un dono prezioso della natura e non certo un dramma. Per cui niente da nascondere o di cui vergognarsi.
Più facile a dirsi che a farsi visto che eravamo alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. E’ dichiaratamente omosessuale, un fatto più unico che raro nell’Italia di quegli anni, dove l’unico gay (poi trans)visibile in quel periodo era la “scandalosa” Giò Stajano Starace. Si dichiara anche con la madre che lo accetta ma che si rammarica perché secondo lei l’essere gay gli renderà la vita decisamente più difficile.
Vivere apertamente la propria omosessualità, se libera lo spirito, non lo aiutò sicuramente nella vita lavorativa nell’Italia fintamente bigotta del fare ma non dire. Continua a lavorare molto, ma gli vengono sempre preclusi ruoli importanti proprio a causa del suo essere dichiarato. Nel frattempo cresce il suo attivismo politico.
Il 5 e 6 aprile 1972 infatti prende parte alla famosa protesta di Sanremo contro il congresso di sessuologia promosso dal Cis, un congresso che preparava la strada ad una legge per rendere l’omosessualità reato in Italia. Il successo della protesta fu enorme ed inaudito. Il congresso fallì miseramente e l’Italia conobbe la sua prima sollevazione gay della storia. Peter Boom faceva appunto parte di quel manipolo di coraggiosi, fra cui figuravano Angelo Pezzana e Mario Mieli.
Nel maggio del 1972 pubblicò il primo 45 giri gay italiano “Lui ama Lui”/”Fuori”, con testi molto politici e rivendicativi. Uno dei brani richiama proprio al nome del primo movimento gay italiano Fuori, Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, e di cui è stato uno dei primi militanti.
Tanto coraggio andava punito. Il disco fu sequestrato con un cavillo e un teatro famoso per cui allora lavorava lo lincenziò perché “non volevano persone come lui”.
Peter Boom univa alla sua militanza gay anche un accesso anticlericalismo. Nel 1976 il diplomatico e scrittore Roger Peyrefitte parlò di omosessualità di Paolo VI e della relazione di questi con un attore. Il Papa smentì sdegnosamente di sua bocca, anche se probabilmente non aveva convinto molti. Sulla questione intervenne anche Peter Boom su Radio Antenna Musica affermando: “Non so se papa Montini sia omosessuale o meno, ma se lo fosse sarebbe la persona più abietta e ipocrita del mondo”.
Era davvero troppo per il clericalismo dominante: nel 1976 i carabinieri irruppero nella sua casa con il pretesto di accuse infamanti e ovviamente false. Subì anche un “incidente” che gli provocò diverse abrasioni. Il messaggio era chiaro…
Ma Peter Boom non si ferma e negli anni seguenti è attivo nell’area movimentista romana dove conosce don Marco Bisceglia (fondatore di Arcigay Nazionale), Niki Vendola, Franco Grillini, Maria Silvia Spolatoe molti altri. Fonda insieme ad altri l’Arcigay di Roma e comincia a collaborare con Massimo Consoli alla Gay House. Suoi molti spettacoli che vengono allestiti nel locale romano.
Poi si sposterà a vivere nella provincia di Viterbo, prima a Nepi e poi a Bagnaia dove continuerà ad essere attivo e a dare “scandalo”.
A Nepi scatena una vera bagarre rivelando su un giornale locale la vita sessuale “segreta” della cittadina. Produce in proposito anche un video in collaborazione con Paolo D’Arpini intitolato “Un barbaro a Nepi”. Poi convince una coppia gay ad andare dal sindaco per chiedergli di sposarli. Il tabù è rotto, ma lui paga in prima persona il suo coraggio, finendo completamente isolato. Si sposta quindi a vivere a Bagnaia e negli anni ’90 è fra gli animatori dell’Arcigay di Viterbo.
Nel 1998 si spende molto per organizzare la commemorazione diAlfredo Ormando, il martire gay che si era immolato dandosi fuoco in Piazza San Pietro per protestare nella maniera più radicale contro l’oppressione omofobica della chiesa cattolica. Peter è estremamente colpito da quel gesto così estremo di denuncia e fa della ricorrenza un elemento centrale del suo attivismo. Anche e forse soprattutto grazie a lui la commemorazione di Alfredo Ormando è diventata la “Giornata internazionale contro la discriminazione omosessuale su base religiosa”, celebrata ogni anno il 13 gennaio davanti il Vaticano.
Negli ultimi anni della sua vita, oltre a continuare a lavorare come cantante ed attore (la sua ultima partecipazione sarà nel film di Nanni Moretti “Habemus Papam”, nelle sale in questi giorni) si dedica allo studio della sessualità umana. Esprime il suo punto di vista scrivendo la “Teoria della Pansessualità” che divulga anche in congressi e conferenze.
Questa è la sua vita, che è anche un pezzo della nostra, quel soffio di libertà e di emancipazione che è iniziato a spirare grazie a lui e ai pochi come lui. Le sue, le loro battaglie oggi sono le nostre e vinceremo, perché abbiamo dalla nostra le ragioni dell’amore.

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